Mission

Obiettivo: Resistere. Questo progetto musicale porta nel proprio nome l’obiettivo che s’è ripromesso, cioè tener duro, resistere, appunto, alle difficoltà che si incontrano nel cammino. C’è chi resiste con la parola, chi tacendo, chi disegnando. Ognuno resiste a modo proprio. Anche tu che leggi avrai un modo unico,  originale e potentissimo, di resistere. Noi lo facciamo in musica. Il nostro motto? Io Resisto Se Tu Resisti, abbreviato spesso in I.R.S.T.R. (o IRSTR e, ancora, #IRSTR). Resisti con noi.

Vi presento La Resistenza

Enrico Cervellera, fondatore de La Resistenza

La Resistenza è il progetto musicale creato da me, Enrico Cervellera, nell’ottobre 2004. Tutto inizia qualche mese prima, quando comincio a scrivere i primi pezzi e a farli sentire in giro. Il nome “La Resistenza” ancora non esiste. E’ un genere nuovo, che unisce acustico ed elettronica. Nessuno sa definirne contorni stilistici e riferimenti musicali, forse neanch’io, così decido semplicemente di chiamare, questa commistione tra folk ed elettronica, “Elettrofolk”. Giro per le radio e contatto addetti ai lavori per far sentire le mie canzoni, ma oltre ai complimenti, nulla di concreto riesco a realizzare, tipo incidere una demo professionale. Anzi qualcosa realizzo, nel senso che capisco sia meglio rimboccarsi le maniche da soli. Il cd che porto in giro contiene dei pezzi in italiano e altri, che sembrano legati da un filo unico: nati quasi per caso, si tratta dei provini de “La ballata ti lu clandestinu”, “Lu taccu” e “Li strati ti lu cori”. Sono, e ancora non ne sono consapevole, i primi pezzi nella produzione de “La Resistenza”. Decido di chiamarlo così, “La Resistenza”, questo progetto, perché la scelta di fare musica fosse rappresentata già nel nome e questo  comunicasse impegno, sudore e fatica necessari per portare avanti quello cui si crede. “Faccio un band”, dico alla mia ragazza, “e la chiamo La Resistenza”.  Come ebbi a dire nel 2005, “Il nome del gruppo è la sintesi di ciò in cui tutti i componenti del gruppo credono, la teoria del “non cedere mai” e, quindi del “resistere” ad ogni costo”. (“Senza Colonne” del 19.05.2005). Faccio quindi sentire i pezzi ad un amico di università, col quale avevamo inciso qualcosa e suonato insieme, Emanuele Raganato, sassofonista. Lui è in Polonia per l’Erasmus, ma già da lì risponde “sì, il progetto mi interessa”. Così al ritorno in Italia iniziamo a provare, prima soli, poi con un percussionista di un paese vicino, Pierre Daniele Nginamau. Questi, poco prima del debutto, dice di non poter partecipare all’esibizione e mi indica in Angelo Milone la persona giusta per sostituirlo. Era il 25 aprile 2005. A quel concerto, nell’aula magna dell’Università di Lecce, suona con noi un batterista molto in gamba, Pancrazio Carrino, avvicendatosi poi con Francesco Mangialardo. Dopo una serie di concerti, si passa ad una formazione live a tre, con me intento a gestire le sequenze e a cantare, Angelo Milone alle percussioni ed Emanuele Raganato al sax e ai cori. La Provincia di Brindisi paga le spese per un piccolo tour di quattro date in altrettante località del brindisino. La nostra musica fa rumore, divide il pubblico: da un lato chi vuol leggere nel nostro nome altro che non un’espressione di resilienza, dall’altro chi apprezza semplicemente le nostre canzoni e l’originalità degli arrangiamenti. Milone consiglia di farci affiancare da Rino Marino, grande fonico e mia conoscenza già da qualche anno. Questi si dimostra una risorsa incredibile: è grazie a lui se i take di quello che doveva essere la nostra demo divengono il nostro primo disco. Ne sapeva più di tutti, in fatto di acustica e registrazioni,  un talento innato, tanto che lo introduciamo ufficialmente nel progetto col ruolo di sound-finder, un neologismo che penso tutt’ora renda l’idea di quanto fosse importante il suo ruolo nel selezionare i suoni giusti per le diverse composizioni. Poi le strade capita si separino e così, dopo l’uscita del nostro primo cd, “La ballata ti lu clandestinu”, prima Marino e poi Raganato lasciano il progetto. Parte dei soldi per inciderlo li avevamo vinti in un concorso in quel di Lecce, dove a sorpresa arriviamo primi tra 25 band. Siamo così io e Angelo a portare in giro le nostre canzoni. E arriva la collaborazione con Teresa De Sio. La “brigantessa”, come le piace essere chiamata, indice un contest, “Riddim a Sud” che prevede la composizione di una canzone originale partendo dalla musica di una canzone già edita della De Sio, su una rosa di quattro ascoltabili e scaricabili dal sito. Scelgo quello che mi carica di più, che mi ispira, e nasce “La storia del perdente”. Non conoscevo il pezzo della De Sio da cui derivava la base adoperata e penso bene di non sentirlo prima di aver ultimato il brano, per non lasciarmi influenzare in alcuna maniera. E’ la scelta giusta. La melodia da me inventata è molto distante dal brano originale ed è forse questo a colpire la giuria. Così siamo a Imola davanti a un botto di gente suonando con Teresa. Una bella esperienza, capitata al momento giusto. Ma il destino è ancora dietro l’angolo. Angelo Milone chiude con la musica e volta pagina. Il video de “La storia del perdente”, girato dai registi Saurino e Salvezza, sbanca al MArte Live 2009 e arriva nei finalisti del PIVI, un premio legato alle iniziative del MEI, cui avevamo partecipato in rappresentanza dell’Arci Nazionale nel 2006, selezionati con altri tre fra duecento progetti presentatisi. Resto solo. Son giorni bui. Ma non mi perdo d’animo. In fondo si chiama “La Resistenza” e il mio motto è sempre stato “io Resisto Se Tu Resisti”, dunque finché almeno uno resiste, La Resistenza sarà sempre lì. Prima di abbandonare il progetto, Angelo mi lascia in dote le sue riprese per il pezzo “Non dimenticarlo”, che esce nella compilation 2009 del SUM dell’amico Andrea Verardi. Continuo a scrivere. In occasione dei festeggiamenti per il 150° dell’Unità d’Italia un caro amico, il professor Enzo Poci, mi chiede di mettere in musica la storia di un brigante originario di Mesagne. Nasce così “La versione del brigante”, vera sintesi, secondo me, del concetto di “Elettrofolk”: le chitarre, ben cinque, sono in realtà tutte elettroniche, come anche il basso acustico e la batteria dal taglio jazz. Su tutto le percussioni, stavolta affidate all’amico Angelo Schettino, e loro sì, acustiche, a dare tutto un tono al brano. Il pezzo ha un discreto riscontro in radio e sul web. Decido di aprire nuovamente all’acustico e invito ad entrare nel progetto Damiano Rielli, un ragazzo che conoscevo e del quale stimavo le qualità musicali, e col quale ci si era ripromessi, un giorno di suonare insieme. Già da qualche mese, intanto, sto provando i miei pezzi con un mio amico dai tempi delle elementari, Giuseppe Iaia, bassista. Separatamente provo con l’uno e con l’altro, sino a farli incontrare, quando pronti. Il mix è esplosivo da subito, i due si cercano costituendo di fatto una delle più belle sezioni ritmiche in circolazione. E suonano con me. E per La Resistenza. Con loro tanti bellissimi live, sino al più prestigioso, nel dicembre 2011 al “Sofra” di Tirana, nella sala concerti più importante d’Albania. Con noi c’è un giovanissimo chitarrista, introdotto nel progetto da Rielli, Federico Esperti, poi sostituito da Danilo Candida. Nascono due pezzi molto significativi nel nostro percorso, “Musica” e “Non credere”, quest’ultimo firmato proprio con Candida, e altrettanti video, girati da Bruno Luca Perrone e da Carmine Pellegrino. Sono anni di grande fervore compositivo, plagati però da alcune vicende personali che rallentano la produzione. Accade che Rielli e Candida lascino il progetto, il primo per tornare al Metal, suo primo e unico amore, l’altro per dedicarsi a degli studi sulle nanotecnologie. Siamo io e Giuseppe, ora. E tutti gli amici che ruotano attorno alle mie iniziative musicali. Chi ci seguirà, qui, dal vivo e nelle varie stories, conoscerà Alessandro, Patrizio, Angelo, Francesco Stefano, tutti amici e fratelli che resistono con me. Oggi sono al lavoro per portare in prima linea i nuovi pezzi cui lavoro da un po’. Ho dei take interessanti da parte. E ragazzi interessati a provare. Segui La Resistenza qui e sui social, resisti con me. Ricorda: Io Resisto Se Tu Resisti.

Enrico Cervellera